venerdì 4 febbraio 2011

Dopo un lungo silenzio, riprendo a scrivere sul blog. Prediligo l'azione, in questo momento, vista la situazione estremamente grave e di degrado senza precedenti. Per intanto, cerco di capire come si è giunti ad essere così poveri, intellettualmente e moralmente. Comincerò con alcuni pensieri di Marx, che tracciano lucidamente e profeticamente ciò che ora, anno 2011, dopo più di 150 anni, sembra ancora drammaticamente attuale.

La borghesia ha avuto nella storia una funzione sommamente rivoluzionaria. Dove è giunta al potere ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliache. Essa ha lacerato senza pietà i variopinti legami che nella società feudale avvicinavano l'uomo ai suoi superiori naturali, e non ha lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse e lo spietato pagamento in contanti. Essa ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell'esaltazione religiosa, dell'entusiasmo cavalleresco, della sentimentalità piccolo borghese. Ha fatto della dignità personale un semplice valore di scambio, e in luogo delle innumerevoli franchigie faticosamente acquisite e patentate, ha posto la sola libertà di commercio senza scrupoli. In una parola, al posto dello sfruttamento, velato da illusioni religiose e politiche, ha messo lo sfruttamento aperto, senza pudori, aperto e arido. La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte quelle attività che per l'innanzi erano considerate degne di venerazione e di rispetto. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, lo scienziato in suoi operai salariati. La borghesia ha strappato il velo di tenero sentimentalismo che avvolgeva i rapporti di famiglia, e li ha ridotti a un semplice rapporto di denari.

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