venerdì 5 aprile 2013

Incipit di Nemesi, scritto nel 2007


                                           CAPITOLO 1

L’ultimo atto di un uomo, il suo atto estremo, è l’applicazione di una personale sentenza sulla propria vita passata. Un’applicazione sintetizzata in un attimo e in un gesto, inappellabile e irreversibile. Con quella pistola in mano, Iacopo voleva compiere quel gesto.
Si avvicina così allo specchio e guarda la sua immagine riflessa, quasi incredulo. È lui quello con la pistola puntata alla tempia: la mano che impugna quella pistola è la sua e quel dito che sta per premere il grilletto pure. Chiude gli occhi: fra un attimo non li riaprirà più.
D’improvviso un urlo nella notte. Era stato solo un sogno, un brutto sogno, un incubo. Iacopo si sveglia, madido di sudore e affannato. La moglie era lì, vicino a lui, si era svegliata anche lei di soprassalto, terrorizzata e incredula.
- Iacopo! – disse afferrandogli le braccia – Ma che è successo? Che è successo, dimmi!
- Niente Simona, niente… Solo… solo un brutto sogno… Dormi, sta tranquilla…
- Ma sei sicuro di stare bene?
- Sì. Ti ho detto di stare tranquilla… Dormi, non è niente…
Iacopo si girò dell’altra parte, tentando di riaddormentarsi, ma ormai la paura di quell’immagine raggelante continuava a tenerlo sveglio. Quella paura aveva contagiato anche la moglie, quell’urlo aveva squarciato il silenzio della notte. Erano l’uno di spalle all’altra. Entrambi terrorizzati al pensiero di risvegliarsi di soprassalto, entrambi con gli occhi sbarrati e persi nel vuoto, entrambi in silenzio. Lui si chiedeva il perché di quell’incubo, lei di quell’urlo quasi disumano. Poi, quasi per sfinimento, finirono con l’addormentarsi.
Quell’incubo non si ripresentò più e la mattina arrivò, annunciata da uno splendido sole che filtrava attraverso le serrande semi-abbassate. Iacopo aprì gli occhi ma li richiuse immediatamente, quasi abbagliato dai raggi di quel sole mattutino. Poi si girò di scatto, quasi meccanicamente, guardando l’ora: erano le sette e mezza. Era tardissimo! Si alzò dal letto di soprassalto e si diresse in bagno per farsi la doccia: lo fece con la stessa velocità di chi è inseguito da una muta di cani. Mentre si insaponava non faceva altro che pensare a quell’incubo. Non gli era mai successo di mettere in scena, seppur attraverso un sogno, il proprio suicidio. Ma che cavolo significava? Non era mai stato uno stinco di santo; pochi (o addirittura nessuno) provavano affetto o rispetto umano per lui, ma non aveva mai pensato che, fra questi, dovesse annoverare anche se stesso. I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da una voce di donna: era la moglie, svegliatasi anche lei di soprassalto.
- Iacopo! Iacopo, ascolta… - disse bussando sull’ampio box doccia.
- Che c’è?
- Ti preparo la colazione?
- No, è tardi. Fammi solo un caffè che devo scappare.
- Va bene.
Terminata la doccia, Iacopo si mise l’accappatoio e si diresse nell’enorme cucina.
- Ma la governante non c’è oggi? – chiese alla moglie.
- No, lo sai che oggi è il suo giorno libero.
- Ah, già… E Andrea?
Andrea era il figlio, il loro unico figlio.
- Andrea è andato per qualche giorno in gita con i suoi compagni di università…
- E non mi hai detto niente?
- Come faccio a dirtelo Iacopo, se torni sempre a sera tardi e non ci guardi neanche in faccia?
- Come se tornassi da una festa… A proposito, stasera sono stato invitato dal ministro alla festa del suo partito… Devi venire anche tu, Simona…
- Oh no, quelle noiose e inutili feste…
- Beh, quell’uomo mi serve, può spianarci la strada per nuove commesse… É una conoscenza importante…
- E cosa dovrei fare stavolta?
- Quello che hai sempre fatto… Lusingalo, fagli i complimenti per… per qualsiasi cosa, dall’abbigliamento al modo di porgersi…
- Sei passato agli onorevoli, adesso… Dopo gli avvocati, i vescovi, i comandanti della finanza e dei carabinieri, adesso anche gli onorevoli…
- Con lui però devi avere un approccio diverso: se i vescovi mi danno la benedizione o l’assoluzione e gli avvocati, gli uomini dell’arma e i finanzieri mi fanno da scudo, gli onorevoli o i ministri mi fanno da grimaldello…
- Cioè?
- Mi consentono di aprire qualsiasi porta…
- É tutta la vita che pensi a quello… Non abbiamo già abbastanza?
- Tu fai solo ciò ti ho detto e basta!
- Iacopo… Hai un’azienda di quasi duemila persone, abbiamo soldi che potremmo dar da vivere a un paese intero e tu, tu continui imperterrito a fare la stessa vita… Vai via alle otto del mattino e torni, per ben che vada, alle dieci di sera! Che ce ne facciamo di tutti questi soldi, allora?
- Simona, Simona… Non continuo solo per fare più soldi… Di quelli, come hai detto tu, ne abbiamo già abbastanza.
- E allora? Spiegamelo una buona volta!
- L’hai sempre saputo che non sopporto fermarmi… É vero, mi potrei godere i soldi, ma perderei quel potere che va al di là dei soldi… Il potere è rispetto, è come Dio, cui tutti si sottomettono, e fa lievitare il denaro con poca fatica.
- Ma cosa dici Iacopo?
- Cosa dico? Chiedilo ai miei manager… Non fanno altro che scodinzolarmi intorno. - Dottore, avremmo quell’appuntamento… Dottore, ha mica un minuto? Se lei mi permette, dottore? - É questo quello che sento tutto il giorno… Dovresti vedere che bel gregge di pecore che ho allevato!
- Ma così invecchierai senza neanche rendertene conto!
- Invecchio godendo, Simona… Come muovo il dito mi sono tutti intorno, tutti ad obbedirmi come cagnolini, senza nessuna dignità né rispetto per se stessi…
- Basta Iacopo, basta! É per questo che non ho mai voluto sapere che cosa facessi in azienda… prima di questa notte.
- Questa notte?
- Sì, non ti ricordi che urlo hai lanciato?
- Ah, sì… Ma questo che c’entra?
- C’entra, c’entra… Forse ciò che non hanno coraggio di dirti gli altri, comincia a dirtelo la tua coscienza…
- Ma smettila con tutte queste scemenze! É stato solo un incubo, come tanti altri… A te non è mai capitato?
- No, mai.
- Mi sei stata sempre vicina, mi conosci dunque… A te non dovrebbe rimordere la coscienza ?
- No, non ho mai avuto incubi e ti sono vicina solo perché in te vedo mio marito, non la persona che mi hai appena descritto!
- Basta adesso! Vado a vestirmi.
Iacopo andò a vestirsi velocemente. Poi, prima di andarsene, ricordò l’appuntamento della sera alla moglie.
- Ci vediamo stasera, vengo a prenderti io per le otto… Mi raccomando, fatti trovare pronta… - disse.
- Sì, sì - rispose un po’ scocciata lei – a stasera…

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